Su Nature Medicine uno studio congiunto Princeton University e CDO IRST - 1 settembre 2011
Pubblicato su Nature Medicine uno studio congiunto tra la prestigiosa università statunitense di Princeton e il Centro di Osteoncologia dell'IRST - Istituto scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori di Meldola (Forlì) che svela il ruolo chiave dei miR-200 – una famiglia di micro-RNA – e della proteina Sec23a nei meccanismi di propagazione dei tumori dalla sede primitiva ad altre zone dell'organismo
Bloccare con farmaci mirati i meccanismi che permettono al cancro di metastatizzarsi ovvero colonizzare altre parti del corpo “sfuggendo” così alle terapie antitumorali. Ad approfondire quello che potrebbe essere un passaggio fondamentale in questa sfida, arrivano i risultati di uno studio pubblicato su Nature Medicine – una tra le più importanti riviste al mondo dedicate alla ricerca biomedica – frutto della collaborazione tra il Centro di Osteoncologia IRST diretto dal dr. Toni Ibrahim sotto la supervisione scientifica del prof. Dino Amadori e il gruppo di studiosi guidati dal prof. Yibin Kang, direttore del Dipartimento di Biologia Molecolare della Princeton University. L’articolo svela, infatti, alcuni meccanismi a livello genico coinvolti nel processo di diffusione delle cellule di carcinoma in particolare della mammella.
Grazie al lavoro svolto dai ricercatori del Centro di Osteoncologia, tra cui la dr.ssa Laura Mercatali (Responsabile del settore biologico di Osteoncologia), sono state confermate su molecole umane le evidenze precedentemente raccolte da studi preclinici e modelli animali circa il ruolo, fino a oggi controverso, svolto da una famiglia di micro-Rna – ovvero piccole parti di RNA, una molecola di acido nucleico molto simile a quella del DNA – detta miR-200. In particolare è stato dimostrato che i miR-200, possono inibire una particolare proteina (Sec23a) responsabile a sua volta dei processi di secrezione al di fuori dalla matrice extracellulare di altre proteine (come TINAGL1 e IGFBP4) il cui ruolo è proprio quello di contrastare le metastasi. Il conseguente accumulo di queste proteine all’interno della cellula agevola i processi di colonizzazione dei tumori in altri organi e/o tessuti lontani dal sito primario. Tali risultati identificano questa famiglia di molecole come possibile obiettivo terapeutico per nuove e sempre più efficaci terapie biologiche antitumorali preventive.
“Bloccare il processo di metastatizzazione – ha spiegato prof. Dino Amadori, Direttore Scientifico dell’IRST – rappresenta oggi una sfida per la ricerca in oncologia essendo questo processo la causa dei fallimenti terapeutici; una sfida che, come evidenziato dall'apporto fondamentale dato a questo studio, vede tra i protagonisti l'IRST e in particolare il Centro di Osteoncologia. Conoscendo in anticipo i processi molecolari di estensione della neoplasia sarà possibile un giorno mettere a punto terapie preventive, migliorando considerevolmente la qualità della vita dei pazienti”. I risultati dello studio rappresentano un altro significativo risultato della ricerca traslazionale, ovvero di quel tipo di ricerca che punta alla diretta applicazione clinica delle acquisizioni e delle scoperte raggiunte nei laboratori. Un modus operandi che caratterizza l’IRST e il Centro di Osteoncologia sin dalla sua fondazione.
La dr.ssa Mercatali, il prof. Amadori e il dr. Ibrahim