IRST Dino Amadori IRCCS

"Realtà e prospettive dell'Irst": lunedì 28 giugno 2010, presentati bilancio 2009 e programmi futuri


Si è tenuta questo pomeriggio, lunedì 28 giugno 2010, all'Irst di Meldola, l'assemblea pubblica di presentazione del bilancio 2009 e dei progetti di sviluppo futuro dell'istituto. A illustrare "Realtà e prospettive dell'Irst" sono stati il presidente del consiglio d'amministrazione Roberto Pinza, il direttore generale Mario Tubertini e il direttore scientifico Dino Amadori. Presente anche il sindaco di Meldola Gianluca Zattini. All'interno, il discorso integrale dell'on. Roberto Pinza.

Assemblea IRST 28.06.2010

Intervento del Presidente sul tema: “REALTA' E PROSPETTIVE DELL'IRST"

SALUTI
Vi sono molto grato per la Vostra presenza e per l’attenzione che dedicherete all’IRST oggi ed in futuro.
Desidero esprime un pensiero di riconoscimento, affettuoso e grato, alla famiglia del Dott. Augusto Zappi, nostro Direttore Sanitario, che si è improvvisamente spento qualche giorno fa e che ha fortemente contribuito, con il suo impegno e la sua serena intelligenza, alla costituzione ed all’avvio dell’Istituto.

LE RAGIONI DELL’IRST
L’IRST è nato dalla constatazione da parte del mondo della Sanità pubblica romagnola che i livelli molto elevati raggiunti dai singoli reparti oncologici avrebbero potuto effettuare un ulteriore scatto in avanti solo se le attività di diagnosi e di terapia fossero state affiancate da una sistematica attività di ricerca: ciò comportava un piano di concentrazione di energie umane e finanziarie in un unico punto (anche fisico) che raggruppasse i ricercatori e consentisse loro di operare in modo interdisciplinare, mettesse a loro disposizione macchinari ed attrezzature di elevatissima qualità i cui costi non erano ripetibili ovunque nel territorio e che richiedevano un tasso di utilizzazione molto alto.
In sostanza si trattava di creare un CENTRO unificato nel settore oncologico che avesse capacità di dialogo con tutte le istituzioni di ricerca a livello nazionale ed internazionale.
Questa fu la consapevolezza, incoraggiata fin da allora dallo stesso Prof. Veronesi in modo pubblico ed anche alla mia presenza, che mosse la sanità pubblica e la indusse a recepire ed a far propria con grande rapidità l’iniziativa proposta dal Prof. Dino Amadori: molti rappresentanti della Sanità pubblica e delle Amministrazioni locali hanno grandi meriti e, fra questi, in particolare i Direttori delle AUSL che si sono succeduti nel tempo (ed alcuni dei quali, come il Dott. Massimo Pieratelli, non sono più purtroppo con noi); ma una citazione particolare spetta di diritto al Presidente Errani ed all’Assessore Regionale Bissoni che hanno contribuito a dare una accelerazione decisiva al progetto quando si trovava nella fase iniziale ed era poco più che un desiderio.
L’Assessore Bissoni, se volesse, potrebbe raccontare una ricca anedottica, in alcuni casi anche divertente, che riguarda gli infiniti contatti che si resero necessari ed ai quali molti di noi parteciparono in uno sforzo di persuasione generale analogo a quello fatto in tema di istituzione di nuove università.
Nello stesso tempo ragionavano sul medesimo tema anche le Fondazioni Bancarie che, disciplinate definitivamente con Legge del 1999, studiavano il proprio futuro, non facile da individuare fra un passato bancario chiaro e definito ed una prospettiva, futura e tutta da costruire,definitivamente
collocata nel mondo del no-profit e della solidarietà.
Ed anche in relazione a quest’ultima era aperto un grande dibattito (in Italia come nel resto del mondo) e cioè se le fondazioni dovessero limitarsi ad appoggiare e finanziare le iniziative altrui e fossero quindi fondazioni di mera elargizione o se dovessero avere anche una loro autonoma capacità di iniziativa e di intrapresa sociale.
Le Fondazioni della Romagna (con l’eccezione di Rimini che mi auguro possa entrare nella compagine sociale in un futuro prossimo sanando così un vulnus originario) ragionarono con anticipo sul sistema nazionale e videro nell’IRST lo strumento che avrebbe loro consentito di raggiungere contemporaneamente tre dei loro scopi caratteristici e cioè la promozione della ricerca, il rafforzamento della sanità e la territorialità del loro intervento.
Mi è capitato di partecipare giovedì 10/06/2010 alla Sala della Regina a Montecitorio alla riunione di tutte le oltre 80 fondazioni bancarie italiane (alcune delle quali titolari di patrimoni giganteschi e fra i più importanti del mondo).
Ho visto che molte, anche se non ancora tutte, si sono poste sulla medesima strada delle fondazioni romagnole, conservando alcuni piccoli, diffusi ed utilissimi interventi di natura sociale, ma privilegiando le iniziative strutturali a lungo termine ed alleandosi con altri soggetti per realizzarle, come è giusto che avvenga nei settori complessi ed economicamente impegnativi della sanità, dell’università, della ricerca, dell’edilizia sociale, delle infrastrutture.
Così ragionava anche lo IOR, cooperativa sociale di volontariato, alla quale sono particolarmente affezionato.
Non è facile per un volontario che raccoglie un euro alla volta convincersi che una parte delle somme così faticosamente acquisite vengano destinate ad un istituto di ricerca e cura, importante ma inevitabilmente più lontano, mentre sarebbe più facile e psicologicamente più remunerativo destinarle a servizi locali, all’acquisto di qualche macchinario e cioè a realizzazioni più visibili nelle stesse aree in cui la raccolta viene effettuata.
Ma lo IOR, ottimamente diretto, ha superato queste resistenze, ha dato e continua a dare un grande contributo economico, il più recente dei quali è stato deliberato qualche giorno fa dall’ultimo Consiglio di Amministrazione, raccoglie donazioni anche per conto dell’IRST e con i volontari suoi e delle altre associazioni AIL e LILT che stazionano nell’atrio ed assistono le famiglie rende evidente a tutti il contributo dei volontari che costituisce una delle caratteristiche dell’IRST e che dimostra in modo chiaro che ricerca e tecnologia non contraddicono il volontariato ma anzi dallo stesso vengono potenziate e fortificate.
Questa breve storia spiega le ragioni della nascita dell’IRST, la forza delle sue radici e delle sue idee ispiratrici.

LE LINEE GUIDA DELL’IRST
Ma nello stesso tempo, proprio per le caratteristiche che l’hanno ispirato, crea automaticamente delle linee guida dalle quali sarebbe un grave errore discostarsi.
Prima di esse è la collaborazione fra pubblico e privato-sociale o privato più semplicemente, oggetto di affermazioni di principio spesso ripetute per forma e senza slancio, ma che qui ha trovato applicazioni concrete: senza questa collaborazione le grandi realizzazioni che abbiamo visto non si sarebbero verificate.
Non è un mistero che lo stesso progetto di legge che doveva disciplinare la materia e che originariamente prevedeva una partecipazione massima dei privati fino al 30% fu modificato per consentire di acquisire la massima disponibilità dei privati proprio per una serie di considerazioni che vennero fatte a Forlì con l’allora Ministro della Sanità: tant’è che oggi permane correttamente una maggioranza pubblica ma la partecipazione privata è di poco inferiore al 47% e gli organi sono perfettamente equilibrati all’interno di un patto sociale fra pubblici e privati.
Poi la fortissima intersettorialità collaborativa, che stupisce anche amici scientificamente autorevoli che sono venuti a passare all’IRST una parte della loro vita professionale e che ne testimoniano una forte diversità rispetto alle loro (pur importanti), attività in precedenza svolta, tutte caratterizzate da una forte monosettorialità (l’ultimo esempio è quello del lavoro comune fra l’IRST e la facoltà di Ingegneria 2 guidata dal Prof. Enrico Sangiorgi sul tema della microelettronica e della bioingegneria applicate alle scienze della vita ed alla Medicina).
Ancora la forte concentrazione intellettuale e la giovinezza degli operatori: all’IRST, fra dipendenti e collaboratori, operano N. 189 laureati, la cui età media è 38 anni: un mondo relativamente piccolo ma radicalmente diverso da quello che ci presenta la società italiana con basso tasso di scolarità ed età media molto avanzata e che, proprio perché così organizzato, induce timori non infondati sul suo futuro; inoltre poco più della metà è formato da donne.
Infine una idea molto forte del territorio romagnolo come fatto unificante.
L’IRST è nato in una fase storica in cui la Romagna, superando vecchie e deleterie abitudini, ragionava unitariamente sui grandi temi dell’università, della sanità, delle infrastrutture acquedottistiche o di collegamento (gran parte realizzate e qualcuna forse ora pervenuta al momento decisivo).
Da qualche tempo mi pare che sia tornato a soffiare nelle menti meno avvedute il vento facile del municipalismo, l’idea di mettere i Comuni gli uni contro gli altri e di erodere la credibilità delle istituzioni sovra comunali e specialistiche (dalla gestione delle acque all’Università, dai trasporti alla sanità).
Questa tendenza, ammesso che sia tale, va fermata subito. Essa è unicamente distruttiva e tende a riportare i territori romagnoli a quello che erano 25/30 anni fa, i peggiori del nord ed a malapena in grado di restare nelle medie nazionali.
Con intelligenza si è cambiata marcia, si è imparato a lavorare insieme, fra territori autonomi, fra pubblico e privato, fra istituzioni di natura diversa ed operanti in settori diversi.
Il risultato è stata la sconfitta di una mediocrità culturale, economica e sociale che ci aveva per decenni afflitto, la fine di un petulante ed inutile atteggiamento contestativo nei confronti di tutti, la sostituzione di una inconcludente lamentosità con il fervore dei progetti e delle realizzazioni: la scalata dei vertici del benessere complessivo delle persone e delle famiglie romagnole, come è stato attestato dagli studiosi che hanno applicato all’Italia i più rigorosi ed innovativi metodi francostatunitensi, ne è la incontrovertibile riprova, ed è importante che tale risultato sia stato conseguito con una straordinaria performance della sanità e del volontariato che pongono la Romagna al vertice del nostro Paese.
Non vogliamo e non dobbiamo tornare indietro: università, area vasta, grandi strutture e grandi servizi territoriali, l’IRST stesso, sono esempi di un modo giusto di ragionare a favore delle nostre popolazioni: non dobbiamo ritornare a un deja vu negativo e cioè a pseudo patriottismi municipali ed istituzionali che portano inevitabilmente al regresso delle popolazioni.
Dobbiamo lavorare con l’unico scopo di rafforzarli, caso mai ponendoci il problema (e l’IRST lo verificherà) se qualche area territorialmente contigua possa essere inserita in progetti comuni, così potenziando le aggregazioni ed i risultati conseguibili.

LE RAGIONI DI QUALCHE SCELTA
Queste sono le considerazioni quadro che mi hanno indotto ad accettare l’impegno nella presidenza dell’IRST.
Vi sono momenti della vita nei quali o per maggiore forza riflessiva o per casi che più da vicino riguardano noi e le nostre famiglie sentiamo di dover fare qualcosa in più per le persone che hanno problemi, per gli ammalati che sono l’unica stella di riferimento del nostro operato.
E’ bene peraltro che i sentimenti che ciascuno ha e che rappresentano le motivazioni più profonde del suo agire si rendano palesi nei comportamenti, anche i più modesti.
Per questo sono molto grato ai consiglieri di amministrazione dell’IRST che hanno rinunciato al compenso che loro sarebbe legittimamente spettato ed ai sindaci che lo hanno ridotto ai minimi professionali.
Non sono fatti decisivi ma, in un momento in cui tanto si discute su come ridurre i costi con la solita logica assurda di chiedere la riduzione di quelli altrui ma mai dei propri, è un fatto positivo che qualcuno riduca o annulli i propri compensi ribadendo così la natura volontaria del proprio operato.

LE PROSPETTIVE
Da ultimo vorrei fare un cenno alle prospettive su quattro temi, anche se forse di questo parleranno più ampiamente il Direttore Generale – Ing. Mario Tubertini – ed il Direttore Scientifico – Prof.Dino Amadori.

1) LA STRUTTURA
Con l’arrivo dell’Ing. Tubertini la struttura si è rinforzata.
Sotto la sua gestione dovremo fare altri sforzi: la struttura è giovane, ha poco più di due anni di vita e necessita di una fase nel contempo espansiva e di consolidamento organizzativo: questo è il primo tema.
2) LA SOLIDITA’ FINANZIARIA
Il secondo è quello della solidità finanziaria: il meccanismo erogativo da parte del sistema sanitario pubblico è piuttosto complesso e ciò, soprattutto in passato, ha causato ritardi e talora anche diversità di valutazioni delle prestazioni.
Stiamo lavorando consensualmente per risolvere divergenze tecniche e nel contempo sono state sottoscritte per l’anno 2010 le convenzioni con le AUSL di Forlì, Cesena ed Imola, e sono in corso di rinnovo le convenzioni con le AUSL di Ravenna e Rimini.
Ciò ha portato sensibili miglioramenti proprio in queste ultime settimane, ma il sistema deve essere portato a girare alla perfezione, in quanto i programmi di ricerca e gli investimenti richiedono una visione ed una pianificazione di medio-lungo termine e quindi una precisione e tempestività assolute nella trasmissione dei mezzi finanziari.
Per ora al secondo bilancio, (quello del 2007 era marginale in quanto l’attività si è trasferita a Meldola solo a fine anno), registriamo già poco più di un pareggio di bilancio che diventa qualcosa di meglio in attivo grazie al riconoscimento da parte dell’Agenzia Regionale delle Entrate che ha comportato un dimezzamento della tassazione e che ringraziamo per la sua intelligente celerità.
3) LE DISPONIBILITA’ FINANZIARIE PRIVATE
Il terzo tema è quello di rafforzare l’Istituto per quanto concerne gli afflussi di disponibilità finanziarie private.
A questo proposito abbiamo già redatto un progetto di Fondazione, come d’altro canto suggerito giustamente dalla Regione Emilia-Romagna, che avrà lo scopo specifico di attrarre finanziamenti pubblici e privati in regime di deducibilità fiscale.
D’altro canto, facendo parte di quei legislatori che hanno sostenuto la centralità delle fondazioni in Italia, come peraltro avviene come in tutti i paesi del mondo, credo di aver diritto ad una sorta di primogenitura, per così dire, fondativa: con l’avvertenza che la futura FONDAZIONE IRST non si porrà in concorrenza con lo IOR o con altre Fondazioni di raccolta anche di recente meritoriamente costituite dal mondo imprenditoriale e cooperativo, ma si porrà come possibile (e sperabile) destinatario della loro attività istituzionale di raccolta.
4) IRCCS
Devo dire un grazie alla precedente Giunta Regionale per aver voluto esprimere come ultimo atto del Suo mandato un parere largamente favorevole alla trasformazione in IRCCS dell’IRST come primo Istituto monodisciplinare oncologico nel territorio regionale Spero che il Ministro Fazio accolga la nostra richiesta e che il nuovo Assessore Regionale dott.Lusenti la sostenga con forza come fece il suo predecessore Bissoni.
Il rilievo pratico dell’IRCCS sarà consistente.
Infatti, con il riconoscimento da parte del Ministero della Sanità a "Istituto di Ricovero e Cura a Carattere scientifico" (IRCCS), verrà convalidata definitivamente la vocazione di ospedale di ricerca di riferimento nazionale e di alto livello nell’assistenza sanitaria raggiunta nel campo oncologico. Punto di forza in tale ambito viene ad essere la stretta integrazione rispetto al mandato ed agli obiettivi perseguiti dai tre livelli del Sistema Sanitario, Nazionale, Regionale e Territoriale di Area Vasta e quindi il riconoscimento di un finanziamento statale ad hoc per lo svolgimento dell’attività di ricerca in modo strategicamente integrato con l’area assistenziale.

CONCLUSIONI
Per concludere: nell’IRST sono stati effettuati ad oggi investimenti per oltre 26.700.000 euro nel settore immobiliare, per oltre 13,8 ML in attrezzature e macchinari (di cui circa 6,5 ML concesse in comodato da soci e finanziatori esterni); l’Istituto opera su complessivi mq 14.800; nel 2009 sono stati trattati in ricovero circa 2.000 pazienti e le persone visitate e curate sono state n 6.915, di cui circa il 20 % provenienti da zone fuori dell’Area Vasta e, in buona misura, da altre Regioni: quest’ultimo dato è di per sé significativo dell’apprezzamento ormai multi regionale di cui l’IRST gode.
Una analisi di gradimento sugli ammalati e le famiglie dà risultati confortanti.
Si stanno per aprire nei tempi prossimi settori operativi nuovi: l’Officina Radiofarmaceutica (che visiterete fra pochi mesi e che è veramente una struttura di avanguardia assoluta), la Cardiooncologia, l’Oncodermatologia, il Gruppo mesoteliomi.
Sono in fase di acquisizione altri macchinari in vari settori ed in particolare in quello della medicina nucleare.
Mi pare che la strada tracciata sia buona: occorre ora percorrerla velocemente e con grande decisione e concordia come è obbligatorio quando si sa di lavorare per altri, soprattutto quando sono i più deboli.

Intervento dell'ingegner Mario Tubertini, direttore generale

Il 2010 è un anno di svolta per l’Irst, in quanto coincide con la fine della fase di sperimentazione gestionale iniziata nel 2007 e caratterizzata da una società mista pubblico-privata. Nel novembre 2009 la Regione Emilia-Romagna ha considerato conclusa quest’esperienza, dando un giudizio positivo, testimoniato dal passaggio alla gestione ordinaria che, ora, dovrà tendere al riconoscimento dell’istituto a IRCSS. In vista di tale traguardo, l’Irst dovrà cercare di interpretare un nuovo ruolo all’interno del Servizio sanitario regionale, definendo i rapporti con le altre realtà, quali Regione, Aziende sanitarie, ecc., attreverso meccanismi più adeguati, in grado di assicurare una maggiore chiarezza per quanto riguarda i flussi finanziari e una maggiore trasparenza nella gestione dell’attività da parte nostra. Col riconoscimento a istituto di ricerca a carattere nazionale, si aprirà infatti un orizzonte più ampio, che andrà al di là dell’Area Vasta e delle Aziende limitrofe. Sono obiettivi ambiziosi ma realizzabili. In quest’ottica, preme sottolineare due aspetti. Il primo è relativo all’Irst come hub della rete oncologica romognola; l’istituto è nato con questo obiettivo e dunque bisogna insistere lungo questa strada, potenziandone il ruolo e rafforzando le collaborazioni con le Aziende del territorio. Il secondo riguarda il consolidamento della struttura organizzativa, strutturando percorsi interni.

Scarica il file pdf con le slides illustrative della relazione dell'ingegner Tubertini.

Intervento del prof. Dino Amadori, direttore scientifico.

Il cancro è, oggi, una patologia epidemica planetaria, che non risparmia nessuna area geografica, anche se i paesi più sviluppati risultano maggiormente colpiti. In Europa, ben il 2-3% della popolazione è interessata in qualche modo da tumore, mentre in Italia quest’ultimo è la prima causa di anni di vita perduta e la prima causa di morte fra i 60 e i 40 anni. Se guardiamo ai tassi d’incidenza per classi d’età, vediamo un incremento esponenziale dopo i 40-50 anni, segno che nello sviluppo dell malattia contano soprattutto i fattori genetici e ambientali.
Il dato importante che emerge in questi ultimi anni, però, è che a fronte dell’aumento di nuovi casi , ben 250mila ogni anno solo in Italia, la mortalità inizia a essere in diminuzione. Esaminando la sopravvivenza per tumore a 5 anni dalla diagnosi, siamo passati dal 40% del 1974 al 75% del 2004, con una riduzione annua pari al 2%. In Romagna poi, quanto a sopravvivenza, si segnalano performance particolarmente brillanti, con indici migliori di gran parte del resto d’Europa e d’Italia. Tali risultati sono il frutto non tanto della bravura dei singoli medici, quanto di un sistema che funziona e garantisce al paziente percorsi assistenziali completi, dalla diagnosi precoce al trattamento con cure palliative.
Passando alla lotta al cancro, oggi possiamo contare su diverse armi. Sotto l’aspetto della prevenzione primaria, oltre ad agire sugli stili di vita e i fattori di rischio, esiste la possibilità della chemioprotezione, con farmaci che, agendo a livello genetico, impediscono la trasformazione tumorale di un tessuto nei soggetti a rischio. Dal punto di vista della prevenzione secondaria, invece, la novità è rappresentata dalla medicina predittiva: conoscendo il proprio patrimonio genetico è possibile prevedere l’eventuale predisposizione a contrarre un tumore e intervenire per tempo. Molto, poi, ci aspettiamo dalla ricerca farmacologica. Attualmente, ogni sei-sette mesi vengono prodotti nuovi farmaci; dunque, è importante allungare sempre più la vita dei pazienti perché nel giro di poco tempo potrebbe essere scoperto una nuova sostanza in grado di rappresentare la loro salvezza. Sempre grazie alla ricerca, stanno per essere messe a punto terapie genetiche intelligenti, cioè in grado di colpire solo le cellule malate, terapie virali, con virus in grado di distruggere le cellule malate risparmiando le altre, terapie radiometaboliche, e nanotecnologie.



Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori "Dino Amadori" - IRST S.r.l.
Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
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