IRST Dino Amadori IRCCS

IRST premiato all'ATMP Forum 2021

Secondo posto per l’IRST di Meldola nel bando promosso da ATMP Forum, per premiare i migliori progetti italiani sulle terapie avanzate. Durante la presentazione del IV Report Italiano sulle ATMP (Advanced Therapy Medicinal Product), il 19 ottobre a Roma, tutti gli attori italiani coinvolti nel sistema hanno dato vita ad un confronto per riflettere sulle nuove sfide e opportunità di settore. Per IRST hanno partecipato Laura Ridolfi, Oncologa, e Marcella Tazzari, Coordinatrice della piattaforma di ricerca e sviluppo “Microambiente immunitario, terapie adottive e vaccinali”.


Attualmente IRST è autorizzato a produrre un vaccino a cellule dendritiche e ha protocolli clinici attivi per la sua sperimentazione. Il progetto presentato all’ATMP Forum, che non ha vinto il finanziamento destinato solo al primo classificato, ma che è comunque stato segnalato come meritevole e per questo ha conquistato il secondo posto tra i progetti presentati, riguarda appunto tale vaccino.


Come spiega Laura Ridolfi, il progetto è stato presentato “non solo per dare continuità ai nostri protocolli e per aggiornare i prodotti che realizziamo, ma anche per aumentare la quota di pazienti che possano beneficiare di terapie avanzate migliorandone al contempo la qualità di vita. Tutto il nostro team ha pensato infatti di aggiornare il vaccino non solo per utilizzarlo per la terapia diretta, ma per creare un nuovo prodotto linfocitario per terapie adottive”.


Lo rimarca Marcella Tazzari: “vogliamo infatti sviluppare una piattaforma GMP per la generazione di una terapia adottiva con linfociti. Il processo più comune ad oggi di generazione di infociti per terapie adottive ha come sorgente il tumore stesso, la sezione chirurgica dalla quale vengono prelevati i linfociti successivamente espansi e reinfusi nel paziente. Noi ci occupiamo da anni di vaccino a cellule dendritiche, e vorremmo dare una destinazione d’uso nuova a queste cellule dendritiche, affinché fungano da costimolo per poter arricchire, partendo dal sangue periferico, una quota di linfociti tumore-specifici. Questi linfociti saranno poi, secondo progetto, caratterizzati ed espansi secondo metodi clinical grade approvati al fine di ottenere un quantitativo necessario per l’infusione nel paziente”.


I vantaggi rispetto al metodo attuale sono potenzialmente molteplici. In primis si potrebbero trattare i pazienti con tumori immunologicamente freddi, che non presentano cioè un infiltrato linfocitario al loro interno, e anche quelli in cui l’infiltrato linfocitario viene caratterizzato come esaurito, non in grado di poter essere espanso in vitro. Si potrebbero ridurre anche le richieste di aferesi e di materiale tumorale al paziente riducendo la necessità di manovre invasive.

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